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28.07.2006 01:13 Età: 18 yrs
Categoria: Identità  e Culture, Questioni di Lingua Sarda

Il-Condaxi-Cabrevadu

Il Condaxi Cabrevadu, compilato nel 1533, proviene dal Convento di San Martino di Oristano e, insieme al più noto Brogliaccio, fornisce una importante testimonianza sulla costituzione e sulla gestione del patrimonio immobiliare del Monastero oristanese. Nelle prime carte vengono trascritti ed autenticati alcuni atti, relativi a donazioni di epoca giudicale a favore del Convento di San Martino di Oristano; in quelle successive vengono invece riaffermati e comprovati, mediante la convocazione e la testimonianza degli attuali proprietari o fittavoli, i diritti vantati dal Convento su alcune proprietà  immobiliari.


I documenti di maggior interesse contenuti nel Condaghe sono due atti di donazione risalenti al periodo giudicale e datati rispettivamente 1228 e 1326: la donazione di Pietro II de Lacon, che attribuisce al Monastero il completo possesso di numerosi saltos et montes, e l’atto di Mariano IV de Bas Serra riguardante la cessione di un corso d’acqua, il riu de Missas, con i relativi diritti sulle peschiere. Tuttavia, gli anacronismi storici e linguistici contenuti in entrambi i documenti ne dimostrano la falsità e suggeriscono piuttosto una loro collocazione cronologica in anni compresi tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo.

Notevole è inoltre l’apporto, fornito dal Condaxi, per la conoscenza della lingua sarda; due le caratteristiche fondamentali che connotano il modus scribendi del nostro testo: il rispetto, da una parte, di una rigida formularità, propria del linguaggio ‘burocratico’ e notarile, con la conseguente ‘italianizzazione’ delle strutture sintattiche e del lessico, dall’altra la forte compresenza, a livello lessicale, di tutta una serie di prestiti, dallo spagnolo, dal catalano e, soprattutto, dall’italiano, che conducono ad una lingua ‘ibrida’, in cui i tratti prevalenti di tipo logudorese si mescolano a quelli ora propri dell’area campidanese.

Lingua tecnica e settoriale dunque, ma rivitalizzata dalla presenza di tratti del registro colloquiale, lingua ‘viva’ proprio per la sua capacità di amalgamare quelle componenti culturali e linguistiche che caratterizzano la Sardegna del Cinquecento.

Patrizia Serra è nata a Sassari; insegna Filologia romanza alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari. Si occupa di filologia medioevale francese e sarda; ha compiuto studi riguardanti il romanzo francese medioevale (Il sen della follia, 2002).