Chernobyl 30 anni dopo

Chernobyl 30 anni dopo

Un documentario che si muove tra ieri e oggi, tra la grande storia del ‘900 e le sottoculture urbane contemporanee.

6/4: Chernobyl, le pellicole difettose

Il disastro nucleare di Chernobyl, questo giorno 34 anni fa. Le prime immagini documentarie, di Igor Kostin e Vladimir Shevchenko, furono turbate dalla radioattività: rappresentano così, insieme, la realtà e il suo fantasma...

Kiev, fine aprile 1986. Il fotografo Igor Kostin, collaboratore dell’agenzia di stampa sovietica Novosti, in seguito membro dell’Atomic Photographers Guild, riceve una telefonata all’alba. È un suo amico pilota d’elicottero. C’è stato un incendio al reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl e da Kiev sono giusto 45 minuti di volo.

A mezzogiorno sono nei paraggi della centrale. Sopra il reattore fumante Kostin apre l’oblò dell’elicottero e scatta una ventina di foto quando il grilletto della macchina fotografica s’inceppa e non c’è modo di sbloccarlo. A casa sviluppa le foto; la maggior parte sono nere, come bruciate dalla luce, le restanti sono opache e sgranate, a bassa definizione e di scarsa qualità cromatica, la superficie ricoperta da una sorta di pellicola granulosa. Colpa di un rullino difettoso, pensa Kostin, come riporta in Chernobyl. Confessioni di un reporter (EGA Editore 2006).

Alla fine solo la prima foto scattata, protetta dal resto del rullino, è decente; rappresenta il reattore esploso e collassato. La sviluppa e la invia a Mosca all’agenzia Novosti, che non la renderà pubblica. Pravda, organo di stampa ufficiale dell’URSS, si limiterà del resto a pubblicare tre giorni dopo un trafiletto su un incendio, niente di cui preoccuparsi insomma.

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