L’insegnante
Il lavoro gli piace, perché è il frutto di una passione sbocciata quando aveva 13 anni e fu incantato dall’abilità di una sarta: sua nonna. Il problema è riuscire a lavorare, per molti insegnanti.
Gianluca Melis, docente di Disegno professionale, ha 46 anni ed è uno dei tantissimi precari della scuola. Ha iniziato a insegnare sette anni fa a Guspini, dopo aver studiato Architettura a Firenze e aver conseguito il diploma all’Accademia delle belle arti di Sassari.
Il professor Melis ha lavorato nel campo della moda come costumista, ha una specializzazione in Scenografia, organizza mostre internazionali e partecipa a sfilate di moda, che spesso organizza. «Mi piace insegnare ai ragazzi», spiega il docente, «e avere a che fare con loro», ma la cattedra resta un sogno perché non ha l’abilitazione. E resta precario.
Lucia Massidda e Beatrice Tronci
Istituto Professionale Statale “Sandro Pertini” di Cagliari
I giornalisti del S. Pertini di Cagliari
Gli articoli di questa pagina, dedicata all'Istituto Professionale S. Pertini di Cagliari, sono stati redatti dagli "studenti-giornalisti" del "S. Pertini", sapientemente coordinati dalla mia amica "Prof" Antonella Giuliani, insegnante del "S. Pertini" di Cagliari, che ringrazio.
Una vita da precario che non sa cos’è il domani.
La dignità portata via a chi perde il posto
Così la vedono i figli.
«Prima stavamo bene». Poi c’è il dopo: riscaldamenti spenti, la spesa centellinata e la famiglia travolta dalla crisi Il tema del lavoro è, soprattutto, il tema del non lavoro.
Storie di disoccupazione raccontate da due studentesse.
Siamo in quattro, eravamo una famiglia benestante. Da un giorno all’altro, tre anni fa, mio padre si ritrovò senza lavoro, licenziato in tronco da un’industria chimica. Le ripercussioni sul nucleo familiare si fecero pesanti appena finì la cassa integrazione: non potevamo più permetterci nemmeno il riscaldamento. È devastante, a livello psicologico.
La famiglia perse coesione, ciascuno pensava soprattutto a se stesso, il clima in casa era cambiato. Le difficoltà si fecero sempre più pesanti: non avere più uno stipendio, non poter pagare il mutuo o mandare i figli a scuola, creò angosce. La cosa più grave è non poter comprare da mangiare. Per certi versi i figli sono più tutelati; sono tenuti all’oscuro del Problema. Il peso più grande di questa situazione è a carico dei genitori, incolpevoli, prime vittime.
Abbiamo discusso, in famiglia, dell’opportunità di scrivere la nostra storia sul giornale. Abbiamo deciso di farlo. Perché la nostra storia, purtroppo, è la storia di molti. Di troppi.
di Martina Basoli
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Non è più scontato dire: «Mio padre può provvedere alla famiglia». A Villacidro, dove abito, ho fatto una piccola indagine: in un vicinato di dieci famiglie, otto hanno il problema della disoccupazione. Ad esempio un padre di 56 anni, dopo nove anni di lavoro onesto, l’ha perso e ora è un padre umiliato, perché non può più portare il pane a casa.
Intanto, sempre più famiglie chiedono aiuto alla Caritas della parrocchia per sopravvivere, ma gli aiuti non bastano per tutti, quindi si ricevono viveri per alcuni giorni, e la gratitudine è tanta.
Una famiglia di cinque persone che affronta questa realtà, fa i conti con una società egoista, che spesso non capisce i suoi disagi. Se quel padre cerca un lavoro “a giornata”, dando così dignità a se stesso e alla propria famiglia, è giudicato un evasore fiscale, un disonesto.
Ma se riflettiamo bene, a questo ci porta lo Stato, che non garantisce un’occupazione ai cittadini. Chi ha il lavoro vive nella corsia privilegiata, gli altri in quella di scarto, fermo restando che i tributi li devono pagare lo stesso. Riuscire a pagare le tasse è una gratificazione: significa che la famiglia ha un reddito. Troppe volte, però, non è così.
Se ci fosse uguaglianza ogni padre avrebbe un lavoro, ma la realtà dice il contrario e non si può cambiare. Perché, purtroppo, chi vive nella corsia privilegiata è soprattutto chi governa.
di Sara Muntoni
Costretti al “lavoro nero” senza certezze né diritti
Gli irregolari per forza
Quando i posti di lavoro scarseggiano, aumentano quelli “in nero”. Nonostante le promesse di tutti i Governi, questa piaga non ha smesso di caratterizzare il nostro Paese.
Le vittime sono tantissime: donne e uomini, giovani e meno giovani, talvolta minorenni. Da alcuni anni a questa parte, a ingrossare le fila dei lavoratori sfruttati si aggiungono anche tantissimi migranti. Lavorare “in nero” significa non avere alcun tipo di garanzia: nessuna assicurazione per gli infortuni, niente contributi pensionistici, non avere uno stipendio regolare né, tantomeno, un orario di lavoro definito e ferie retribuite.
Significa anche, per chi guadagna nel “sommerso”, non pagare le tasse e i servizi pubblici, che rimangono a carico di chi, invece, lavora in modo regolare. In definitiva, meno lavoro “nero” vuol dire più lavoro vero.
di Isabella Anedda
Famiglie con le tasche vuote
Le botteghe
Non si vende neanche il cibo. Sono sempre di più i sardi che pagano il pane a fine mese. La crisi ha messo in ginocchio molte famiglie. «Soprattutto gli anziani e le famiglie numerose», confermano al panificio di Simone D’Angiolella in Castello di Cagliari, «chiedono di poter pagare a fine mese. Le piccole botteghe fanno credito».
«Quel che si guadagna in più sotto Natale, lo si perde subito dopo: a gennaio si rinuncia a compare perfino la frutta, perché i soldi in famiglia non bastano».
Michele Mainas, quartese di 24 anni, fruttivendolo al Mercato di San Benedetto a Cagliari, misura la crisi ogni mattina.
Feste patronali e sagre: lì Agostino Spada, ambulante di Assemini, vende i dolciumi. «Piacciono a tutti», svela, «ma si vende poco. La mia famiglia vive con lo stretto necessario».
di Marta Farigu, Chiara Grosso, Rosanio Milton e Maria Spada
Ex alunni che hanno trovato la propria strada
La storia
Si è diplomato al “Pertini” due anni fa: ora Marco Rocco ha vent’anni e ha già trovato la sua strada. Da piccolo partecipava alle gare di canto paesane e a vari spettacoli, l’anno scorso ha ricevuto una proposta di lavoro in Grecia come animatore turistico in un hotel di lusso. Lì è iniziata la sua esperienza in campo lavorativo.
Ora si esibisce in vari centri della Sardegna, preparando giorno dopo giorno una carriera in ascesa. Gianni Lilliu, dopo il diploma, è diventato stilista: «Ho aperto il primo negozio nel 2001 a Villacidro, con il prestito d’onore. Ho capito che questa era la mia strada nel 2006, quando arrivai finalista al concorso Next generation della Camera della moda, a Milano. Ora io, ex studente del Pertini, vivo e lavoro a Londra, dove dirigo una società che lavora per un’industria della moda».
di Elisa Perra e Sara Muntoni
Istituto Professionale Statale “Sandro Pertini” di Cagliari
Il simbolo assegnato alla scuola dal Ministero, e presente nell’intestazione stessa, è la melograna da cui si staccano i semi: naturalmente segno di una scuola che prepara i suoi alunni a seguire i propri sogni individuali di vita, con la garanzia di una preparazione adeguata.
L’Istituto nasce nel 1969 come Istituto Professionale Femminile, con sede centrale a Cagliari e sedi coordinate a Oristano, Orgosolo, Mandas e Guspini.
Nell’anno scolastico 1974/75, la sede di Oristano diventa autonoma ed assorbe Orgosolo come sede coordinata; la sede di Mandas chiude nell’ 84/85, mentre nell’ anno scolastico 1995/96 la sede di Guspini diviene sede coordinata dell’Istituto Professionale di Stato per l’Industria e l’Artigianato (IPSIA).
Già dall’anno scolastico 1989/90 la Scuola assume la nuova denominazione di ISTITUTO PROFESSIONALE DI STATO PER I SERVIZI SOCIALI e nel 1994 essa è intitolata al Presidente della Repubblica SANDRO PERTINI. (Viene anche insignita di medaglia e menzione del Presidente della Repubblica
L’offerta formativa dell’Istituto si arricchisce, nell’anno scolastico 2002/2003, con l’introduzione della sezione ABBIGLIAMENTO E MODA.
Dal 2009 è guidata dal Dirigente Scolastico Roberto Pianta.
Dal 2010-2011 i corsi vengono così strutturati:
- l’indirizzo Tecnico dell’abbigliamento e moda confluisce nel Settore Industria e Artigianato;
- il Tecnico dei Servizi sociali nel Settore Servizi Settore Servizi Socio-sanitari;
- il Tecnico dei Servizi Turistici nel settore Servizi Commerciali
Da anni l’offerta formativa del nostro istituto è stata arricchita dall’esperienza dell’alternanza scuola lavoro.
In quest’ottica lo stage permette allo studente di:
- Apprendere e/o consolidare tecniche e abilità specifiche di una determinata professione nella sua dimensione operativa
- Verificare sul campo le conoscenze apprese.
Per il corso SSS.
- AOB reparto Pediatria Ospedale Brotzu
- ANFFAS sedi di Cagliari e Settimo S. Pietro,
- Associazione Polisportiva Olimpia Onlus,
- Comune di Cagliari Assessorato alle Politiche Sociali : Asili Nido e Centri Integrati per lInfanzia.
- Comune di Cagliari Assessorato alle Politiche Sociali settore Anziani Casa di riposo “V.Emanuele 2^ Cagliari
- Comunità Protetta “Anni d’Oro”
- Adesione al progetto “Legalità e multiculturalità” dell’Associazione “Amici Senza Confini ONG”, nel quale in nostro Istituto è stato partner;
- Adesione al progetto “Culture in movimento” dell’Associazione “Amici Senza Confini ONG”, nel quale in nostro Istituto è stato partner;
- Adesione al Progetto “Scuola e Volontariato” – a seguito dell’accordo fra USR Sardegna e CSV Sardegna Solidale.
- L’istituto ha portato avanti il progetto “A scuola di Volontariato“ in collaborazione con l’associazione Solidando Onlus. Si è trattato di un accordo finalizzato alla promozione del volontariato ed alla diffusione della cultura della solidarietà nei giovani;
- Progetto “Solidarietà”: In collaborazione con la Caritas sede di Cagliari, il progetto ha visto la partecipazione degli studenti alla Colletta Alimentare promossa dalla Fondazione Banco alimentare e nell’allestimento della Giornata della solidarietà per l’Associazione Los Quinchos;
- Laboratorio dei Diritti umani: incentrato sulla rilettura della dichiarazione Internazionale dei Diritti dei minori , ha voluto guidare i ragazzi verso una lettura partecipata dei principali articoli, concentrando maggiormente l’attenzione sui diritti alla salute, al lavoro, alla famiglia e all’istruzione dei minori;
- Progetto “Diamoci da fare per fare la differenza “ Progetto meritevole finanziato dalla Provincia di Cagliari che ha visto coinvolti, oltre la scuola, la Caritas e la Comunità Villaregia;
- Progetto “ Immigrazione e luoghi comuni” in collaborazione con la Caritas di Cagliari.
- Adesione al progetto "La rete sarda della cooperazione internazionale" dell'Associazione “Amici Senza Confini ONG”, nel quale il nostro Istituto è tutt’ora partner;
PER IL CORSO S.C.
- Fiera Internazionale della Sardegna, Musei Civici del Comune di Cagliari.
- ITI HOTEL Orosei (Nu,
- Cruise Port Accoglienza crocieristica presso il molo Ichnusa
- Progetto Radici nell’acqua in collaborazione con la Soprintendenza BA – Cagliari
- Progetto Intercultura (un nostro alunno prosegue gli studi in America)
PER IL CORSO TESSILE SARTORIALE
L’Alternanza scuola lavoro Incentiva e valorizza capacità legate al “pensiero artistico e creativo” individuale, dalla ideazione alla progettazione e realizzazione del prodotto finito.
Le esperienze di stage sono state guidate da esperti del settore
- Laboratori artigianali, atelier ( Patrizia Camba, Piredda Collection)
- Sartoria Bonino, Associazione7Punto0, ASMED Balletto di Sardegna.
Ha collaborato, inoltre, con Associazione culturale “La fabbrica illuminata”, il CONSERVATORIO DI Cagliari, il liceo SIOTTO, preparando i costumi per spettacoli teatrali.
Ma ce ne sono altri per tutte le classi... antidispersione, orientamento , scacchi, corso di cinese, attività teatrale , scrittura creativa , lo sport per tutti, ecc.
La scuola ha partecipato a tanti eventi e vinto tanti premi, non ultima una menzione al Concorso Enel play-energy con un vestito costruito con materiali di riciclo.
In programma due incontri per l’Orientamento in entrata con Open-Day: in occasione di quello del 7 febbraio 2015 si riproporrà l’esperienza dei “gioielli di cioccolato”
di
Crisi e mancanza di lavoro si nutrono a vicenda
La crescita c’è: di disoccupati. Collocamento, boom di iscrizioni
La crisi economica crea disoccupazione, che a sua volta alimenta la crisi. I senza lavoro in Italia sono aumentati negli ultimi cinque anni. Secondo i dati dell’Istat, dal 2010 al 2014 il tasso è passato dall’8,5 al 12 per cento, e come sempre le più sfavorite sono le donne.
Nel Sud Italia si sta peggio: 21,9 per cento, contro il 9,7 del Nord. Cercare lavoro senza trovarlo è economicamente pesante, e frustrante dal punto di vista psicologico. Chi non ha occupazione vive un complesso d’inferiorità, perde stima di sé, spesso si colpevolizza: a torto.
FISIOLOGICA.
Esistono varie categorie di disoccupazione. Quella fisiologica è presente in ogni sistema economico, anche il più efficiente. Riguarda i lavoratori che, se lasciano un lavoro, impiegano giorni o settimane per trovarne un altro. È una disoccupazione “necessaria”, non richiede interventi esterni per essere eliminata.
TECNOLOGICA.
La provoca l’introduzione in azienda di macchinari e strutture che eliminano o riducono la necessità della presenza dell’uomo. Può essere temporanea: con la fabbricazione di nuove materie prime, può esserci un riassorbimento di lavoratori.
CRONICA.
È, per l’appunto, quella perenne o quasi, che non si estingue con la fine di un periodo critico per la richiesta di manodopera. È la peggiore, tipica dei Paesi sottosviluppati e indigenti.
CICLICA.
È tipica dei periodi di depressione, in cui l’economia di una nazione ristagna. I governi, quelli saggi, la combattono con assunzioni nel pubblico e con incentivi alle imprese che assumono personale.
STRUTTURALE.
È propria di un Paese che, a causa della sua configurazione geografica o di un basso tasso di sviluppo, non permette alcuna forma di lavoro. Genera emigrazione, si sconfigge con politiche di sviluppo economico che creino imprese e industrie.
STAGIONALE
Si verifica in determinati periodi dell’anno ed è in stretta relazione con le stagioni e i settori produttivi.
I NEET
Quella dei Neet - Not (engaged) in education, employment or training, cioè non impegnati in studio, impiego o apprendistato - è un nuovo termine utilizzato in economia e sociologia del lavoro. Indica chi non è impegnato nel ricevere un’istruzione o una formazione, non ha un impiego, non lo cerca e non è impegnato in altre attività. In Italia, abbraccia persone tra i 15 e i 29 anni.
L’UFFICIO
Chi cerca lavoro si rivolge al Centro servizi per il lavoro (ex di collocamento). Quello di Cagliari è nella vecchia scuola media di via Schiavazzi, si occupa anche delle richieste di personale da retribuire con i fondi regionali per l’occupazione. Si entra in graduatorie basate sull’anzianità d’iscrizione, sulla situazione economica e patrimoniale familiare e sulla condizione lavorativa dei componenti della famiglia.
di Andrea Serri, Ylenia Vacca, Gemma Gabrielli
“Buggerru 1904” | Spettacolo teatrale degli studenti, che hanno anche confezionato i costumi.
Inscenata la strage di Buggerru
“«Settembre 1904. La vallata in cui sorge Buggerru era chiamata “la valle della calamina”, un minerale di zinco estratto da migliaia di uomini, donne e bambini, condannati a lavorare in condizioni disumane, sottopagati».
Inizia così la rappresentazione teatrale messa in scena il 29 novembre 2014 dagli alunni dell’istituto Pertini di Cagliari, per ricordare i cento anni dall’eccidio di Buggerru.
“Buggerru 1904”, che tornerà presto in scena, racconta le ore drammatiche del 4 settembre 1904, quando a Buggerru scoppiò la rivolta operaia che costò la vita a quattro minatori.
A provocarla fu la riduzione della pausa di lavoro, ma il malcontento riguardava lo sfruttamento dei minatori peggio pagati d’Europa.
Al congresso nazionale dei minatori parteciparono anche i rappresentanti di Buggerru, Giuseppe Cavallera e Alcibiade Battelli. Iniziò una serie di scioperi e, con l’aiuto della folla, i minatori di Buggerru manifestarono: il direttore della miniera, Achille Giorgiades, chiamò l’esercito.
I militari spararono, uccidendo quattro minatori (Salvatore Montixi, Felice Littera, Giustino Pittau e Giovanni Pilloni) e ferendone altri venti.
Il “Pertini” ha ottenuto molti riconoscimenti per questo lavoro teatrale. I costumi, frutto di studi storici, sono stati confezionati nell’Istituto.
Alla rappresentazione curata dagli studenti era presente Patrizia Saias: è la minatrice che ha raccontato in prima persona, nel film-documentario “Dal profondo” di Valentina Pedicini, il suo lavoro 500 metri sotto terra. La pellicola è stata girata nel pozzo Carbosulcis di Nuraxi Figus.
Saias ha 53 anni, due figlie, si alza alle 4.45 e alle 6 è in miniera. Lo fa da 25 anni alla Carbosulcis.
di Giulia Mura, Martina Musiu, Marzia Basoli, Martina Perra, Enrica Farci