C'era una volta il Messaggero sardo

Il Messaggero sardo

Storicamente, per i migranti sardi, la principale fonte di informazioni è stata, per decenni, "il Messaggero Sardo", redatto, stampato e pubblicato in Sardegna da sardi residenti,  la maggior parte dei quali, molto probabilmente, non ha mai dovuto emigrare, "biaus issus", meglio così...

"Il Messaggero" ha rappresentato un grande legame con le proprie origini per intere generazioni di sardi,  essendo evidente come abbia dovuto sopperire, suo malgrado, al disinteresse sostanziale della Regione Sardegna e della sua classe dirigente di sempre circa i destini e le aspettative di tanti sardi emigrati, perennemente combattuti tra il forte richiamo esercitato dalle proprie radici culturali e la drammatica consapevolezza circa le precarie condizioni economiche e sociali da cui sono stati "scientemente" indotti a fuggire.

Pubblicare l'Archivio

A mio avviso molte pagine de "il Messaggero Sardo", mi riferisco a quelle dedicate alla poesia e alle lettere inviate dagli stessi emigrati (in particolare quelle mai pubblicate), dovrebbero essere recuperate dall'archivio, qualora esista un archivio, e pubblicate in un apposito volume, anche multimediale, dedicato esclusivamente alla storia dell'emigrazione sarda e distribuito gratuitamente nelle scuole dell'isola, nelle biblioteche, nelle associazioni e nei circoli per via dell'alto valore emotivo, storico, simbolico, etnico e culturale.

E' importante che ciò avvenga perchè ancora oggi, purtroppo, fa specie notare che molti sardi, così come molti immigrati meridionali in genere, ignorano quasi del tutto che i flussi migratori, dalla Sardegna e dalle regioni del sud italiano, erano frutto di un preciso disegno di sviluppo e di ricostruzione pre e post-bellico dettato e guidato dai gruppi economici e politici che hanno governato, in regime di sostanziale continuità, lo stato italiano dall'unità  d'Italia in poi, decidendo così, in maniera del tutto arbitraria, circa il destino di intere generazioni di uomini, donne e bambini.

Il messaggero sardo ha spesso "ospitato" pubblicazioni, ricerche, testi, talvolta di notevole valore storico e pubblicistico, derivanti principalmente dalla consapevolezza e dalla caparbia volontà  delle associazioni e dei circoli sardi i quali, al contrario di ciò in cui vorrebbero trasformarli i bottegai - vecchi e nuovi, che "pascolano e ingrassano" sui banchi del Consiglio Regionale della Sardegna -  sono sempre stati "Terra di Sardegna" ovunque in italia e nel mondo, sorretti da comunità spontanee, creative, solidaristiche e propositive, in perenne fermento culturale sebbene molti di essi  siano, purtroppo, in deciso declino nonostante gli sforzi profusi, talvolta solo apparenti e di circostanza, per favorire un difficile ricambio generazionale.

Il declino dei circoli, significativo e fisiologico, è dovuto all'essenza stessa della condizione di "emigrato" che tende a venir meno, e a scomparire nel tempo, per effetto dell'integrazione culturale che assorbe, con il susseguirsi generazionale, la memoria, la lingua e con esse i costumi culturali originari.

Tuttavia i circoli hanno sempre rappresentato solo una parte degli emigrati sardi poichè sono davvero tanti coloro che non hanno tempo o voglia di frequentarli; è proprio su questo assunto che, inizialmente, un sito web come "emigrati sardi" trovava ragion d'essere, pur essendo evidente come, in ogni caso, i temi dell'emigrazione, di tutte le migrazioni, sono complessi e nell'arco di qualche generazione si affievoliscono e scompaiono quasi del tutto... ma solo e a condizione che siano "governati" e non lasciati a sè stessi, mistificati se non addirittura utilizzati per fomentare odio, paura e facili ritorni elettorali...