Il sardo propriamente detto viene comunemente distinto in due gruppi (diasistemi o varietà): il logudorese-nuorese (dialetti centro-settentrionali) e il campidanese (dialetti meridionali).
Pur accomunati da una morfologia e una sintassi fondamentalmente omogenee, le due varietà presentano rilevanti differenze di pronuncia e talvolta anche lessicali. All'interno di ciascun gruppo il sardo è comunque mutuamente comprensibile (le differenze sono fondamentalmente di tipo fonetico) e relativamente omogeneo.
Esistono inoltre numerosi dialetti che presentano delle caratteristiche appartenenti ora all'una, ora all'altra macro-varietà e risulta impossibile tracciare un confine netto tra logudorese-nuorese e campidanese.
Un discorso a parte va fatto per le seguenti varianti còrse
il gallurese, parlato nella parte nord-orientale dell'isola (Gallura), è di fatto una variante Còrso meridionale, conosciuto dai linguisti col nome di Còrso-Gallurese e nato verosimilmente a cavallo tra il XV e il XVII secolo a seguito di notevoli flussi migratori nella regione di genti Còrse.
il sassarese, parlato a Sassari, a Porto Torres, Sorso, Stintino e nei loro dintorni, possiede caratteristiche di idioma intermedio tra il gallurese (di cui conserva la grammatica e la struttura) e il logudorese (da cui deriva parte del lessico e della fonetica), caratteristica della sua origine comunale e mercantile, oltre all'influenza dei contatti con pisani, genovesi e catalani, castigliani, sardi, corsi e italiani.
Nella città di Sassari, comunque, il sardo logudorese è abbastanza diffuso per via di un'ampia immigrazione da centri sardofoni ed è insegnato in alcune scuole come lingua minoritaria.